20 Domenica del Tempo Ordinario 2019

XXDomTOC2019Dio compirà la sua opera.
«Come mai questo tempo non sapete valutarlo?» Lc 12,56.

Il Regno di Dio si raggiunge non senza difficoltà e scelte. Qui diventa indispensabile imparare a discernere ciò che vale. Noi celebriamo la pace, la gioia, la lode… È una cosa talmente bella che rischia talvolta di farci dimenticare la nostra vita, con ambiguità e compromessi, con sacrifici, imperfezioni ed esitazioni. Oggi celebriamo il fuoco di Gesù, la croce di Cristo e la nostra. Da questa Eucaristia impariamo a saper riconoscere i segni dei tempi, perché la nostra vita possa avere più senso e il nostro cammino sia sempre più orientato verso il Regno di Dio.
Prima Lettura.
Ascolteremo le disavventure del profeta Geremia: accusato, condannato e poi tenuto prigioniero. Egli ad un certo punto della sua vita dichiara: «Nel mio cuore c'era come un fuoco ardente, chiuso nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo». Questa fiamma interiore lo costringe a parlare in nome di Dio: «Mi dicevo: Non parlerò più in suo nome!», ma poi non manteneva queste cose, perché l'impeto della parola di Dio in lui era più forte di ogni cosa. Alla fine del racconto di oggi Geremia se la cava senza di morire. Parlare in nome di Dio crea sempre inimicizie e contrasti. Di questo ne sono testimoni i profeti, che con la loro vita pongono in evidenza un fatto indiscutibile: le persone non amano sentirsi dire la verità, soprattutto quando apre i loro occhi sulle incoerenze e sui compromessi in cui vivono. Per essere profeti, oggi, e per incorrere nel loro stesso destino non è necessario dire chissà quali parole. Già vivere con coerenza i principi morali in cui si crede diviene un tacito rimprovero verso gli altri. Iniziano così i contrasti e i tentativi per mettere a tacere queste voci autentiche. Ma non ci si deve far prendere dal timore. Dio compirà la sua opera.

Seconda Lettura.
La nostra vita è ricca di eventi. Alcuni lieti e importanti, altri quotidiani; altri dolorosi, che vorremmo dimenticare al più presto. Ma in questa ricchezza di esperienze non si deve mai perdere di vista l'invito della lettera agli Ebrei: si deve avere sempre dinanzi la meta, cioè puntare sempre gli occhi su Gesù Cristo. Quando si ha chiara questa verità, ogni evento, anche doloroso, della nostra vita assume un senso e ci arricchisce sempre di più. Se invece questa chiarezza non c'è, tutte le esperienze che facciamo sono come schegge impazzite senza un significato per la nostra esistenza.

Vangelo.
«Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso» dice Gesù ai suoi discepoli in apertura del Vangelo di oggi; è lo stesso fuoco che ardeva in petto a Geremia. Il Vangelo contiene parole molto dure di Gesù: «Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione». Lui, che durante la sua vita aveva proclamato: «Beati gli operatori di pace». Contraddizione: la parola chiave per capire le sconcertanti frasi di Gesù. I contrasti, le divisioni, il fuoco… egli non li vuole, ma realisticamente li prevede, tra chi accoglie Lui e chi lo rifiuta. Chi segue il Signore, si trova nella situazione di dover scegliere. Credere è affidarsi, accogliere la Parola di Gesù, superare le mille contraddizioni presenti nel nostro cuore, e leggerle alla luce del Vangelo. Credere è una lotta, un combattimento spirituale. Molti pensano alla fede come ad una certezza acquisita: credere, invece, è sempre imparare e divenire cercatori. Credere è una lotta. Se siamo discepoli mettiamo in conto qualche contrasto, qualche fatica: se hanno perseguitato Lui, perseguiteranno anche noi. Cristo è fuoco. Quando sant´Ignazio di Loyola, fondatore dei Gesuiti, uomo innamorato di Dio inviò i suoi compagni ad annunciare il Vangelo fino agli estremi confini del mondo disse, il giorno della loro partenza: «Andate, e incendiate il mondo». Incendiari sì, ma dell’amore e della fede in Gesù.

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